Claudio Palandrani - Silvano Soldano

Vedute massesi

la rappresentazione di Massa e dintorni tra XVI e XX secolo


Alberto Ricciardi, 2007
Formato: 29,4 x 20,5
Pagine: 134 - Lingua: Italiano

Nuovo

Nel 2007 Massa compie 450 anni.
La sua fondazione, ad opera del marchese Alberico I Cibo Malaspina, avviene il 10 giugno 1557.
La città albericiana, racchiusa dentro le alte mura, si è mantenuta sostanzialmente inalterata fino all’Unità d’Italia, quando con ferrovia – e con essa la modernità- cambia profondamente la realtà urbana precedente e tutto il territorio ad essa collegato, fino a renderne irriconoscibili i tratti caratteristici più significativi.
Con l’Ottocento la città ed il paesaggio che le faceva da amena cornice, si trasformano radicalmente, ma fino a poco oltre la metà del XIX secolo Massa cresce e si sviluppa tra le sue porte monumentali, tra le sue strade e le piazze barocche con fontane marmoree da cui sgorga un’acqua pura e freschissima. Se alla committenza di Alberico I dobbiamo la produzione di una prima serie di disegni, che oggi costituiscono un corpus documentale di valore assoluto per conoscere la Massa dei primi decenni del XVII secolo, ai viaggiatori che a partire dal secolo successivo giungevano in Italia per ammirarne le vestigia storiche e le bellezze ambientali, dobbiamo invece taccuini di viaggio e non pochi schizzi, studi e dipinti dei luoghi da essi visitati.
Il Grand Tour, che porta nel Bel Paese i giovani rappresentanti dell’aristocrazia e delle classi agiate europee, in un viaggio finalizzato alla loro formazione culturale raffinata e cosmopolita, ha lasciato un segno profondo nella cultura del vecchio continente. Ma ha anche lasciato una straordinaria quantità di opere grafiche e pitture, la gran parte delle quali giace ancora da esplorare negli archivi pubblici e privati, che costituiscono una vera miniera per una ricerca volta alla definizione dell’immagine delle città e del paesaggio italiano in un’epoca nella quale ancora non esisteva la fotografia.
Da questo giacimento inestimabile, sono emersi, nel corso dell’ultimo decennio, una serie di interessanti disegni e dipinti che, seppure in modo ancora non definitivo, già consentono di tracciare un primo percorso iconografico di sicuro interesse artistico e storico. Grazie a questi “documenti visivi”, è oggi possibile avviare un’indagine nuova, con strumenti finora insospettati e insperati, sull’evoluzione della città e del suo territorio. 
L’opera di artisti come Von Klenze, Fries, Kucera, Goldenberger, ma anche di un artista locale come Bontemps, o di un erede della grande tradizione vedutistica come Mazzi, merita sicuramente di essere conosciuta.

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