Beniamino Gemignani

A due passi dal mondo

A tutti coloro che hanno vissuto un giorno o la vita sulle Apuane


SEA Carrara, 2019
Formato: 16x19
Pagine: 58 - Lingua: Italiano

Nuovo

Le zone di escavazione marmifera a monte di Carrara, prima di essere tali, furono parte di un ambiente agro-silvo-pastorale con tutti i caratteri naturali e antropici a ciò conseguenti.
Lo stesso termine "agromarmifero" è conseguenza e congiunzione delle due differenti destinazioni succedutesi nel tempo creando una temperie sociale ora in armonia ora in conflitto.
Il tutto vissuto e relegato lassù, a due passi dalla città posta laggiù in basso e detta "La Città del Marmo".
Due mondi stretti nell'Alta Valle del Carrione, dove il progredire di attività industriali "omologanti" trovò, proprio in certe comunità a monte, sacche di contrasto all'invadenza delle escavazioni conservando così i caratteri originali e originari estranei alla città e ancestrali: la pastorizia quale esempio emblematico.
"A Caràra a s và a le féste ai monti a le foréste!" diceva un motto antico.
"Foréste" da intendersi come radice del termine "Forestieri": coloro che venivano da fuori: un tempo da fuori le mura costruite a delimitare e proteggere la Città accentuando così la separazione dal "dentro" e dal "fuori".
"Piàza drént", "Fòr d Porta", "Su d drét - alle mura" sono espressioni e toponimi antichi e non del tutto fuori uso, così come resiste la percezione di un dentro e di un fuori città.
Le vicende qui narrate erano, fino a non molti decenni addietro, presenti alla memoria dei pastori stanziali o trasumanti (soprattutto da Metato nel Pisano) buoni conoscitori dei siti pascolativi e di quelli via via estrattivi.
Un depositario e recettore privilegiato di quelle memorie fu l'indimenticabile Umberto Dunchi (Ubè), uno fra gli ultimi innamorati e "personaggi" dei nostri monti e, in particolare, delle zone dominate dall'imponente Monte Sagro come erano, nel loro aspetto fisico silvo-pastorale con le sparse capanne rifugio dei pastori, prima che l'apertura delle cave mutasse sia l'ambiente naturale sia quello umano.
Alla comunità e alle capanne pastorizie si aggiunsero una crescente comunità di cavatori con le proprie case-ricovero, il fragore dell'escavazione, dei macchinari e delle varie strutture caratterizzanti, nel loro complesso, una piccola comunità industriale.
Un'osteria, un ufficio postale e perfino una stazione dei carabinieri sorsero ad appagare le "esigenze" comunitarie nuove.

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