Alexandre Jacob

I lavoratori della notte

a cura di Andrea Ferreri


Atomi - BePress, 2009
Formato: 12x17
Pagine: 132 - Lingua: Italiano

Nuovo

Un libro scritto con ironia e sarcasmo da uno dei più famosi anarco-ladri dei tempi moderni. Dopo la pubblicazione di "Abbasso le prigioni tutte le prigioni!" arriva in Italia il libro più importante dell'anarchico francese.

Alexandre Marius Jacob, detto Marius Jacob (Marsiglia, 29 settembre 1879 – Reuilly, 28 agosto 1954), è stato un anarchico francese. Attraverso il furto ai danni di ricchi borghesi, si adoperava per finanziare il movimento anarchico francese. È una delle fonti di ispirazione per il personaggio romanzesco di Arsenio Lupin, il ladro inafferrabile di Maurice Leblanc.

Nato a Marsiglia, a undici anni s'imbarcò come mozzo su varie navi, compresa una baleniera che, al largo dell'Australia, si rivelò essere una nave pirata. A sedici anni tornò a casa, malato, in compagnia di un giovane anarchico e dei libri che questi portava.

Fu un artista, inventore di nuove tecniche che ebbero poi numerosi imitatori. Rimangono insuperati l'abilità nel travestimento spesso da prete, lo studio scientifico e le esercitazioni pratiche su ogni tipo di cassaforte, l'uso di un rospo come "palo": aveva osservato che queste bestiole cessano di gracidare quando si avvicina qualcuno. Questa genialità diveniva spettacolare quando, rocambolescamente, riusciva ad evadere dal carcere. In soli tre anni, dal 1900 al 1903, con la sua banda "I lavoratori della notte" realizzò oltre centocinquanta "recuperi" ai danni di finanzieri, prelati e magistrati.

Arrestato con tutta la banda nel 1903, trasformò la propria difesa in un comizio: "una parte del mondo vive nel freddo, nella fame, nel dolore. Io ho voluto vendicarla". Condannato all'ergastolo, dopo vari tentativi d'evasione fu spedito al penitenziario della Caienna, nella Guyana Francese.

Ricevette la grazia nel 1928, si rifece una vita e a 75 anni la troncò uccidendosi con un'iniezione letale di morfina, durante una festa a casa sua. Prima fece la stessa cosa al suo vecchio e amato cane Negro. Lasciò una lettera in cui scrisse:

«…Ho vissuto un'esperienza piena di avventure e sventure, mi considero soddisfatto del mio destino. Dunque, voglio andarmene senza disperazione con il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Ho vissuto. Adesso posso morire. P.S. Vi lascio qui due litri di vino rosato. Brindate alla vostra salute.»

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