Cesare Zolfanelli

La Lunigiana e le Alpi Apuane

Ristampa anastatica della guida del 1870

Primo volume della collana "Lo Scaffale di Aronte" curata da Francesco Bosetti e Enzo Maestripieri


Società Editrice Apuana, (1870) 2020
Formato: 12x18,2
Pagine: 144 - Lingua: Italiano

Nuovo

Il volume era stato in precedenza pubblicato a puntate, forse in parte, in appendice al giornale fiorentino La Nazione; la prima metà del titolo - Lunigiana - è a rigore impropria e fuorviante perché, più che della Lunigiana comunemente intesa, nel libro si parla soprattutto di Carrara, Massa e della Versilia; un capitolo è dedicato a Pietrasanta; e vi figura anche qualche accenno alla Garfagnana. La seconda parte del titolo, invece (Alpi Apuane), è calzante; purché si intenda bene cosa significhi, e non ci si aspetti quello che non può esserci: la Guida alle Alpi Apuane, che Zolfanelli già preannuncia velatamente in questo testo, verrà pubblicata solo quattro anni dopo e, per quanto già più organica, non sarà comunque ancora la raccolta sistematica di itinerari che si aspetterebbe, leggendo la parola “guida”, un cultore moderno delle Alpi Apuane.

Data la sua origine giornalistica, questo libro è piuttosto una raccolta di scritti d’argomento vario purché interessanti per il lettore della gazzetta; in parte si presenta come récit de voyage, recandosi l’Autore di volta in volta (in “velocipede”!) a Massa, Sarzana, Pietrasanta e Pontremoli; vi figurano poi due capitoli con le biografie degli scultori di Carrara Pietro Tenerani e Carlo Finelli, e un capitolo intitolato Il marmo, cenno archeologico e geologico, utile e piacevole fonte (per quanto, com’è ovvio, datata) di notizie storiche e di aneddoti sull’argomento.

Sì, perché naturalmente l’escavazione del marmo, in conformità allo spirito del tempo, nel libro occupa una posizione centrale; e una speciale preminenza - con forte interesse per il lettore anche odierno - posseggono le molte pagine riservate ai rapporti tra l’escavazione e la statuaria, e in particolare a Michelangelo: presenza costante del libro, anche con la citazione testuale di molti documenti d’archivio che lo riguardano e di sue lettere. Trattandosi di Lunigiana non mancano poi frequenti riferimenti a Dante; interessanti risultano anche le notizie sull’origine fiorentina, e sul soggiorno a Sarzana prima del trasferimento in Corsica nel 1512, della famiglia Buonaparte.

E per l’odierno frequentatore pedestre delle montagne apuane (com’è chi scrive), c’è qualcosa in questo libro? Certamente non itinerari sul terreno; ma se costui, oltre a percorrere sulle Alpi Apuane sentieri o vie di roccia, possiede il gusto della spigolatura storico-erudita o dell’indagine toponomastica, allora sì.

Si chiederà qual è “il maraviglioso Picco de’ Rondoni” poco sopra Isola Santa (il Pizzo delle Saette? il Rovaio?); apprenderà, ad es., l’etimologia di Trambiserra, nome di una nota cava ai piedi del Folgorito (“trans viam Serra”); scoprirà che la Créstola (a valle del M. Pesàro sulla dorsale dell’Uccelliera a Carrara), si chiamava un tempo Poggio Domizio, a testimoniare la sua importanza estrattiva fin dai tempi di Roma; e proverà interesse e curiosità per il vivido capitolo Lo sparo di una mina a Crestola, appunto; e se non gli manca il rispetto che in ogni tempo è dovuto ai cavatori e alla loro durissima e pericolosa attività, in questo stesso capitolo leggerà con dolore, nonostante i due secoli trascorsi, il tragico racconto di una disgrazia lì occorsa a due di loro (il nonno e il padre di Pietro Tenerani) il 24 novembre 1803.

Dalla Presentazione di Enzo Maestripieri

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