L. Bozano, E. Questa e G. Rovereto, B. Figari

Guida delle Alpi Apuane

Seconda edizione a 100 anni dalla prima

Decimo volume della collana "Lo Scaffale di Aronte" curata da Enzo Maestripieri


Società Editrice Apuana, (1922) 2022
Formato: 12x18,2
Pagine: 336 - Lingua: Italiano

Nuovo

Dalla PRESENTAZIONE

di Enzo Maestripieri

Esauritasi già da molti anni la Guida delle Alpi Apuane di Lorenzo Bozano, Emilio Questa e Gaetano Rovereto del 1905, nel 1921 la Sezione Ligure - cioè genovese - del Club Alpino Italiano ne mandò alle stampe una seconda edizione. Nel frattempo erano mancati Bozano e Questa, dei quali l’autore superstite scrive un commosso necrologio nella Prefazione alla nuova pubblicazione; ma lo scienziato Rovereto (era geologo) non poteva farsi carico dell’aggiornamento della parte itineraria: lo fecero, pur senza figurare a pieno titolo tra gli autori, Bartolomeo Figàri e anche Antonio Frisoni, personaggi di spicco della Sezione e capifila dell’alpinismo apuano.
La seconda edizione della guida è meno voluminosa (320 pagine anziché 372) ma più ricca di testo escursionistico e alpinistico rispetto alla precedente: sia perché è priva di illustrazioni (che erano 68 nella prima edizione) sia perché non ripropone sezioni d’interesse periferico quali, ad es., i pur notevoli Itinerari geologici e, nella parte storica, le Genealogie dei Malaspina e dei Cybo-Malaspina; per il resto, anziché 4 tavole IGM al 25.000 ne offre 5, e aggiornate; la materia viene riorganizzata nel modo che si vedrà qui sotto; e quanto alle ascensioni la nuova guida si giova naturalmente del progresso verificatosi nell’alpinismo apuano nei 16 anni che intercorrono tra le due edizioni: nella sezione Alpinismo della Bibliografia (anch’essa aggiornata, come lo è il bel paragrafo dedicato alla storia alpinistica e tutto il resto del libro) si passa infatti da 65 a 110 lemmi. E’ in particolare quest’ultimo motivo che rende preziosa anche questa seconda edizione, e indispensabile la sua conoscenza all’apuanista consapevole e curioso; ma è utile anche la riorganizzazione della materia: fermi restando il numero (33) e il tracciato degli Itinerari descritti, ne vengono però tolte le ascensioni per riunirle tutte in una sezione a sé stante. Il vantaggio che ne deriva è di poter leggere nella stessa pagina tutte le vie di salita a una montagna (ad es. a Pizzo d’Uccello, Sagro e Pisanino), che nella prima edizione si trovavano sparse nei vari Itinerari; ovviamente, poi, nel 1921 si aggiungono monti ancora non saliti o comunque ignorati nel 1905: Forbice, Punta Questa, Torrione Figari, Pizzone, Zucchi di Cardeto e Penna di Campocatino. Ed eccoci ritornati al punto principale: le novità intervenute nell’alpinismo apuano dopo il 1905, di cui la guida del 1921 dà conto puntualmente nel testo e indirettamente con i lemmi aggiunti alla Bibliografia. Il contributo dei fiorentini resta ancora importante: si segnalano le figure di Ugo di Vallepiana, Geri de’ Pazzi e Sebastiano Sberna, e le prime salite della parete sudest della Pania Secca (1914), della sua cresta nord o dei Denti (1916) e, ancora nel 1914, le prime salite al Pizzone per cresta sud, alla Punta Graziosa e alla cresta Botto; ma la parte preponderante spetta ancora ai liguri (tra i quali spiccano Questa fino alla sua morte in montagna nel 1906, Figari e Frisoni), che riescono nella prima traversata della cresta di Sella (1906), nella prima ascensione assoluta della Punta Questa (1906) e del Torrione Figari (1909), nella prima salita della cresta sud del Contrario (1909), e che infine portano a compimento l’esplorazione della cresta Garnerone (1912 e 1913) e della cresta nord-nordovest del Pizzo delle Saette (1913 e 1920).
Nel settembre 1912 si apre una parentesi con personaggi di rilievo nazionale e internazionale: una campagna alpinistica a Cavallo, Grondilice e Pizzo d’Uccello condotta dall’inglese L. S. Amery, che a distanza di 30-40 anni ripete i fasti dei suoi compatrioti Freshfield e Tuckett e anche il loro modo - ormai un po’ anacronistico - di andare in montagna, dal momento che porta con sé (oltre a un fratello) alcune illustri guide: assieme a Giovanni Conti di Resceto ci sono infatti Zaccaria Pompanin di Cortina e Bortolo Zagonel di Fiera di Primiero.
Ma intanto, erano ancora i liguri a riuscire nelle prime ascensioni invernali di montagne non elementari come il Contrario (Cordano e Picasso nel 1908), il Sella (G. B. Bozzino e Mancini nel 1910), il Roccandagia (di nuovo G. B. Bozzino nel 1910), e infine la cresta Garnerone (Figari e Frisoni con un J. Coulton nel 1913): segno sicuro, questo, che l’alpinismo apuano si era ormai evoluto verso la modernità. La guida del 1921, nella sua veste editoriale scarna e dimessa - ormai abbandonata la copertina art nouveau, la carta patinata e altri sfarzi tipografici della prima edizione -, riepiloga il tempo dei pionieri e passa il testimone a un altro giovane ligure, Attilio Sabbadini: che, nato nel 1899, già nel 1924 esplora per primo due canali sudovest del Cavallo, e che nel 1958 sarà l’autore insieme al pisano Angelo Nerli, per la prestigiosa collana nazionale Guida dei Monti d’Italia del Club Alpino e del Touring Club, del volume dedicato alle Alpi Apuane, erede delle guide liguri del 1905 e del 1921.


Enzo Maestripieri
Febbraio 2022

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