"Andare ai monti, così si diceva nei petrosi versanti a mare delle Apuane, quando si parlava di alpinismo.

Qui in realtà un po' tutti vanno ai monti, o meglio andavano prima che il richiamo dei centri urbani avesse dirottato specialmente i giovani, verso attività nuove al piano, e che con i monti hanno ben poco a che fare.

Ma allora dunque, dicevo, tutti andavano necessaria-mente ai monti, ma essenzialmente per lavorare. E dunque si parlava di gente che andava alla cava, al bosco, alla lizza, alla tecchia. Così, quando Guido De Carlo andava a tagliar marmo sull'Altissimo, andava in cava, quando invece veniva con me a fare la Cresta del Serpente, andava ai monti.

Io ero dunque uno che andava ai monti. E nel breve mondo delle Apuane ero noto in ogni paese ed in ogni rifugio, come lo erano tutti gli alpinisti di quella esigua schiera che trenta, quarant'anni fa, facevano ascensioni. E tutti ci conoscevamo fra noi, qualche volta solo di vista, ma una vista così ripetuta e particolare, che con il tempo diventava amicizia e profonda solidarietà. E ad ognuno la gente dei paesi affibbiava solitamente un soprannome, un nomignolo, che faceva scomparire assai presto sia il casato che ogni eventuale titolo accademico od onorifico che fosse; e spesso l'appellativo cambiava di paese in paese.

Eccezioni a questa mutevolezza logistica, rimanevano alcuni personaggi la cui notorietà rendeva identificabili in tutte le nostre montagne, con un solo inequivocabile appellativo: Il «Cavaliere», per il cavalier Sansoni, presidente del CAI di Lucca; il «Professore", per il professor Del Freo, presidente del CAI di Viareggio; il «Conte», per il conte Cesare Sardi di Lucca; l'«Avvocato» che in realtà si riferiva a due personaggi, l'avvocato Ragghianti del CAI di Lucca e l'avvocato Petronio di Trieste ma da anni immigrato a Rosignano Solvay. Per quanto mi riguarda, invece, ero di volta in volta:..."