Massimo Michelucci

Galileo Palla

(1865-1944)

Anarchico notissimo, audacissimo, pericolosissimo


ISRA - Istituto Storico Resistenza Apuana, 2014
Formato: 15x23
Pagine: 234 - Lingua: Italiano

Nuovo

Nel ricostruire la vita di Galileo ho verificato come l'anarchia sia sempre stata definita e condannata come un'utopia, parola che contiene in sé un richiamo all'irrealizzabilità. Lo fecero non solo i conservatori ma anche i socialisti e poi i comunisti. L'anarchico Gavilli, amico di Palla, per far emergere la contraddizione di tale critica, rovesciò l'accusa e spiegò che anche gli anarchici contrastavano l'utopia di "pretendere di combattere per i lavoratori nell'ambito delle leggi". Come a dire, interpreto io, che ognuno può credere nell'utopia che vuole, e che perciò nessun essere intelligente dovrebbe sindacare sulla bontà o peggio sull'erroneità di quella di altri, solo perchè non uguale alla sua. Se qualcuno ammette poi, e io sono tra questi, che l'utopia dei socialisti riformisti è in parte riuscita nei suoi intenti, allora si deve ammettere tale possibilità anche per qualsiasi altra. Stabilito questo "principio di pace comune", e nella convinzione profonda che l'utopia sia importante per dare importanza alla vita dell'uomo, di ogni uomo, non resta da fare ad ognuno di noi che scegliersi in tranquillità la propria, senza paura che altri lo condannino per pazzo o peggio che lo emarginino dal contesto sociale. Io per esempio sono tentato dalla Comunità dei Telemiti di Rabelais, soprattutto per la semplicità della sua regola: "Fa' quello che vuoi".

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